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FERMIAMO IL COMMERCIO DEI MINERALI DEI CONFLITTI

Minerali in RdCongo

Dal sito della Focsiv:

Gli Stati con l’Unione Europea devono approvare una legge che ponga fine a sofferenze e violazioni di diritti umani

In un nuovo policy briefing FOCSIV e CIDSE chiedono ai leader europei di approvare un regolamento basato sull’obbligatorietà delle norme di due diligence lungo la filiera produttiva in modo da contrastare il commercio dei minerali dei conflitti. Il policy briefing è accompagnato da un video reportage girato in una miniera nella Repubblica Democratica del Congo e da un video messaggio di Mons. Fridolin Ambongo (RDC).

Due settimane dopo l’inizio del Trilogo (negoziazioni tra il Parlamento europeo, Commissione europea e i 28 Stati membri dell’Unione europea che formano il Consiglio dell’UE) FOCSIV con CIDSE invita gli Stati membri dell’Unione Europea a considerare seriamente la questione dei minerali di conflitti piuttosto che sostenere una posizione che antepone il profitto ai diritti. Il Consiglio si oppone ad una legge basata su un approccio obbligatorio mentre è a favore di un sistema volontario e parziale, che non è sufficiente a risolvere la questione dei minerali dei conflitti e a garantire che dietro i dispositivi elettronici che utilizziamo non si nascondano crimini e sofferenze.

Un nuovo video (ora disponibile anche in lingua inglese) girato presso la miniera Fungamwaka nella Repubblica Democratica del Congo rivela le condizioni di lavoro dei minatori artigianali che estraggono i minerali che finiscono come componenti di molti prodotti che fanno parte della nostra  vita quotidiana come computer portatili, smartphone e altri dispositivi elettronici. La miniera Fungamwaka è un esempio di una “miniera pulita”, dove il lavoro minorile è vietato e dove non sono presenti gruppi ribelli che si finanziano tassando illegalmente i minatori. In un settore troppo spesso dominato da sfruttamenti e violazioni dei diritti umani, questo esempio dimostra come il settore minerario potrebbe essere reso trasparente tramite una regolamentazione efficace. I relativi costi non possono essere semplicemente trasferiti sui minatori che lottano quotidianamente per una vita dignitosa ma dovrebbero essere coperti dalle società  che estraggono e lavorano questi minerali lungo tutta la catena produttiva.

In un video messaggio, Mons. Fridolin Ambongo dalla Repubblica Democratica del Congo afferma: “Auspichiamo fortemente che la posizione degli Stati membri dell’Unione Europea possa evolvere in direzione di un regolamento vincolante, perché a mio parere una legge che non è vincolante non è una legge”. Secondo Mons. Ambongo gli Stati membri dell’UE sono più sensibili a certi affari economici e meno alla dimensione umanitaria e agli aspetti etici e morali legati allo sfruttamento minerario. Mons. Ambongo sottolinea che la mancanza di una vera e propria legislazione in materia di minerali dei conflitti pone un problema per i consumatori: “Utilizzare  un prodotto, senza sapere da dove proviene, con il rischio che possa provenire da una zona di conflitto e contenere minerali sporchi di sangue, può creare un problema di coscienza per molti cittadini europei.

Nel policy briefing, CIDSE con FOCSIV raccomanda agli Stati membri:

  1. di mostrare la propria leadership sulla questione sostenendo i requisiti di obbligatorietà di dovuta diligenza lungo l’intera filiera produttiva;
  2. di approvare un regolamento che sia conforme alle linee guida di dovuta diligenza dell’OCSE:
    • garantendo che tutti gli obblighi di diligenza siano coerenti con gli standard OCSE;
    • coinvolgendo le imprese importatrici di metalli e, in particolare, le aziende che vendono nel mercato dell’Unione Europea prodotti contenenti minerali contemplati nel regolamento
    • utilizzando nel regolamento un linguaggio che rifletta la natura flessibile e progressiva delle regole di dovuta diligenza.


Gianfranco Cattai, presidente FOCSIV – Volontari nel mondo, afferma che «siamo alle ultime battute per l’adozione del regolamento europeo sui minerali dei conflitti. E’ importantissimo per la dignità umana delle popolazioni più vulnerabili che l’Unione europea confermi i suoi valori fondanti decidendo a favore di un approccio comprensivo, obbligatorio ma flessibile, tenendo conto della posizione delle piccole imprese, e quindi più efficacie. Come ci incita Papa Francesco, occorre agire contro una economia dell’estrattivismo che degrada l’ambiente e l’uomo, generando scarti e opulenza senza responsabilità. Le imprese devono essere responsabili sostenendo un mercato dove la concorrenza, molte volte illegale, non sia a danno dei diritti umani delle popolazioni e, in particolare dei più poveri. Il mercato deve essere al servizio dell’uomo e non viceversa. Il Governo e il Parlamento Italiano devono agire, a tal fine, presso i rispettivi organismi a livello europeo”.

Ufficio Stampa

FOCSIV – Volontari nel Mondo

Giulia Pigliucci +39 335 6157253  [email protected]

CIDSE

Advocacy coordinator on conflict minerals

Stefan Reinhold, +32 (0)2 233 37 51 [email protected]

Media and Communication Officer

Valentina Pavarotti, +32 (0)2 2824073, [email protected]

 


Alcune note

Aggiornamento sul regolamento relativo ai minerali dei conflitti:

In assenza di un efficace sistema di regolamentazione, i cittadini europei non possono essere sicuri che i prodotti che acquistano e utilizzano quotidianamente non nascondano violazioni dei diritti umani. Per affrontare questo problema, la Commissione Europea ha proposto il regolamento sui minerali dei conflitti nel marzo del 2014. La proposta è stata deludente sotto diversi punti di vista: un sistema di autocertificazione cui le aziende possono aderire volontariamente e che si applica solo a 19 fonderie e raffinerie con sede nell’UE, non coprendo tutti i prodotti che entrano nel mercato comunitario che contengono i minerali considerati nel regolamento. A Maggio 2015 il Parlamento Europeo ha rafforzato la proposta ed ha chiesto a tutte le aziende europee, che producono o importano componenti e prodotti finiti contenenti i minerali contemplati nel regolamento, di controllare in modo obbligatorio il proprio sistema di approvvigionamento assicurandosi che non si stia alimentando i conflitti o non si sia complici di violazioni dei diritti umani. Pur rimanendo ancora alcune lacune, CIDSE ha accolto con favore questo voto, che costituisce un grande passo in avanti rispetto alla prima proposta. Tuttavia, il compromesso, deciso dal Consiglio europeo lo scorso dicembre e che prevede un approccio volontaristico, indebolisce di fatto quanto stabilito in maniera progressista dal Parlamento europeo. Si apre, quindi, la fase finale del negoziato tra il Parlamento, il Consiglio e la Commissione. 

La posizione di Papa Francesco:

In un messaggio pubblico dello scorso luglio, inviato ai leader delle comunità colpite dalle attività estrattive, Papa Francesco mette in evidenza la responsabilità condivisa di Governi, uomini e donne d’affari nell’agire a favore del cambiamento.

«L’intero settore minerario è decisamente chiamato ad un radicale cambiamento di paradigma per migliorare la situazione in molti paesi. Per ottenere questo cambiamento un contributo può venire dai governi dei paesi di origine delle imprese multinazionali e di quelli in cui operano, dalle imprese e dagli investitori, dalle autorità locali che sorvegliano le attività di estrazione, dai lavoratori e dai loro rappresentanti, dalle filiere produttive internazionali con i loro diversi intermediari e con coloro che operano nei mercati di questi materiali, dai consumatori di beni finali per la cui produzione sono necessari i minerali. Tutte queste persone sono chiamate ad adottare un comportamento ispirato dal fatto che noi siamo una sola famiglia umana, che tutto è interconnesso, e che la cura vera e propria per la nostra vita e per la nostra relazione con la natura è inseparabile dalla fraternità, dalla giustizia e dalla lealtà verso gli altri.»

 

Al seguente link disponibile il nuovo policy briefing

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